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6510 - Praterie magre da fieno a bassa altitudine (Alopecurus pratensis, Sanguisorba officinalis)

Magere Flachland-Mähwiesen (Alopecurus pratensis, Sanguisorba officinalis)

 

Lowland hay meadows (Alopecurus pratensis, Sanguisorba officinalis)

 
Prateria da fieno presso S. Agnese - ph P. Flamini

Caratteristiche generali dell'habitat

Prati falciati ricchi di specie, su terreni da poco a moderatamente fertilizzati, diffusi dalle pianure alluvionali del fondovalle all'orizzonte submontano. Questi prati sono caratterizzati da belle fioriture e vengono falciati, solo dopo la fioritura delle erbe, di regola non più di due volte l’anno. Essi corrispondono sostanzialmente, nel nostro territorio, agli arrenatereti. Queste formazioni, ricche di specie, possono esserere falciate anche 3 volte l’anno, almeno nelle stazioni soleggiate e di bassa quota.

Variabilità, contatti e criteri interpretativi

La traduzione ufficiale del manuale in lingua italiana riporta il termine “praterie magre” che appare contraddittorio. Si tratta, infatti, di prati pingui, mesofili, anche se è apprezzabile l’intenzione di escludere da questo codice i prati intensivamente concimati. Ancora più problematica è la scelta delle due specie guida indicate nel titolo. Alopecurus pratensis, almeno in Trentino, predilige ambienti pingui, ad elevata fertilità. Sanguisorba officinalis, molto rara in TN, è specie di fondovalle che non disdegna ambienti montani e, nel vicino Alto Adige, anche subalpini. Nelle stazioni termicamente favorite, gli arrenatereti possono raggiungere quote prossime ai 1500 metri e la loro distinzione rispetto ai triseteti (6520) non è sempre netta. Dal manuale si evince chiaramente che le situazioni di prato intensamente concimato, con fioriture scarse e ridotto numero di specie, non dovrebbero essere considerate. Secondo la morfologia e l’umidità del suolo, si possono riconoscere aspetti più asciutti (con Salvia pratensis, transizione con i brometi, 6210) da altri più umidi (con Lychnis flos-cuculi, transizione con molinieti, 6410). Transizioni verso i pascoli possono essere ancora più critiche da attribuire, considerato che, al contrario dei brometi e dei molinieti, i pascoli pingui non hanno un codice habitat corrispondente.

Specie vegetali tipiche

Dominanti:

Alopecurus pratensis, Arrhenatherum elatius, Dactylis glomerata, Poa pratensis.

Caratteristiche:

Avenula pubescens, Campanula patula, Crepis biennis, Filipendula vulgaris, Holcus lanatus, Knautia arvensis, Myosotis sylvatica, Phleum pratense, Rumex acetosa, Sanguisorba officinalis (VU), Tragopogon pratensis subsp. orientalis.

Altre:

Achillea millefolium agg., Anthoxanthum odoratum, Bromus hordeaceus, Carduus carduelis (NT), Centaurea nigrescens subsp. nigrescens, Daucus carota, Galium mollugo, Leontodon hispidus subsp. hispidus, Leucanthemum ircutianum, Lolium perenne, Lotus corniculatus, Orobanche elatior (EN), Picris hieracioides, Pimpinella major, Poa trivialis, Ranunculus bulbosus, Saxifraga granulata (EN*), Taraxacum officinale agg. (degradazione se eccessivo), Trifolium pratense, Trifolium repens, Trisetum flavescens, Vicia sepium.

Distribuzione in provincia

In numerosi siti, anche se la superficie stimata non è elevata, in quanto questi ambienti non avevano costituito inizialmente un obiettivo rilevante nel corso della selezione dei SIC trentini.

Dinamismo naturale

Tutti i prati falciati di questo tipo sono formazioni secondarie mantenute dalla gestione. In assenza di regolari falciature, l’ingresso di specie legnose e la successiva affermazione del bosco è inevitabile, anche in tempi rapidi. In seguito ad abbandono, aceri e frassini sono competitivi in stazioni umide e fresche, mentre pioppo tremulo, betulla e conifere in stazioni più magre e acide. In assenza di concimazioni, ma con regolare falciatura, l’evoluzione è verso il brometo.

Note ed osservazioni

I prati rappresentano un patrimonio paesaggistico di notevole valore e assumono una forte capacità di attrazione turistica. Negli ultimi decenni le stazioni prative sono state spesso sostituite da frutteti, vigneti e altre colture specializzate. Spesso le eccessive concimazioni portano all’affermazione di cenosi paucispecifiche dominate da Agropyron repens, Anthriscus sylvestris ed Heracleum sphondylium. L’abbandono dell’agricoltura tradizionale, sostituita da colture specializzate e intensive quando le aree non siano state urbanizzate o destinate a infrastrutture, è certamente una delle cause della riduzione di biodiversità. Anche se questo habitat raramente include specie di lista rossa, appare senza dubbio opportuno promuovere misure ed incentivi per la tutela di questo habitat.

Vulnerabilità e indicazioni gestionali

Il prato falciato è stato un fattore determinante per l’economia fondata sul sistema foraggero-zootecnico. Oggi, poiché il fieno è meno importante nella dieta dei bovini, il prato assume maggiore valore quale componente del paesaggio e svolge importanti funzioni a livello ecosistemico, offrendo habitat eccellenti per comunità ornitiche e altre zoocenosi di fauna, vertebrata e non. La ripresa della rotazione e delle forme di agricoltura tradizionale sarebbe auspicabile per compensare la crescita delle monocolture, certamente molto più impattanti. Fattori importanti per la composizione floristica, oltre a quelli naturali, sono i livelli di fertilizzazione (che non devono essere eccessivi) e il periodo in cui si effettua la fienagione.

 
Habitat codice:
  • 6510