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Notizie

6520 - Praterie montane da fieno

Berg-Mähwiesen

 

Mountain hay meadows

 
Triseteto con Polygonum bistorta - ph F. Prosser

Caratteristiche generali dell'habitat

Prati mesofili ricchi di specie, falciati di regola solo una volta l’anno (talvolta anche un turno di pascolo in tarda estate-autunno), situati a quote più elevate (sopra i 1000-1200 m), e quindi meno termofili, di quelli contraddistinti dal precedente codice, 6510. Anche in questo caso i livelli di concimazione dovrebbero mantenersi bassi. Essi corrispondono ai cosiddetti triseteti e hanno composizione floristica variabile.

Variabilità, contatti e criteri interpretativi

Questi prati, pur nella varietà delle fioriture e degli aspetti paesaggistici, secondo le facies stagionali (particolarmente vistose quelle primaverili a Crocus non meno di quelle autunnali a Colchicum), sono riconducibili all’alleanza Polygono-Trisetion. Situazioni simili, ma in cui prevalgono gli effetti del pascolo, riferibili a comunità del Cynosurion, non sono attribuibili ad alcun codice habitat, fatto di cui si dovrebbe tener conto nell’applicazione degli eventuali premi incentivanti. Considerazione analoga, nella fascia subalpina, per le comunità, intensamente pascolate, di Poion alpinae. Solo nelle situazioni migliori e più ricche di specie, si potrebbero ricondurre a 6150 le praterie pascolate su silice e a 6170 quelle dei substrati carbonatici. Transizioni con i nardeti (6230) sono possibili in siti con substrato siliceo e soggetti a turni di pascolo.

Specie vegetali tipiche

Dominanti:

Agrostis capillaris, Festuca nigrescens, Polygonum bistorta, Trisetum flavescens.

Caratteristiche:

Carum carvi, Centaurea pseudophrygia (CR), Crepis mollis (EN), Crepis pyrenaica, Geranium sylvaticum, Primula elatior, Primula veris.

Altre:

Achillea millefolium agg., Alchemilla div. sp., Anthoxanthum odoratum, Carduus carduelis (NT), Centaurea nigrescens subsp. transalpina, Crocus albiflorus, Dactylis glomerata, Dianthus barbatus (VU #), Dianthus superbus subsp. alpestris, Euphorbia verrucosa (NT), Festuca pratensis, Galium mollugo, Geranium phaeum subsp. lividum, Heracleum sphondylium, Leontodon hispidus subsp. hispidus, Leucanthemum ircutianum, Lilium bulbiferum, Lilium martagon, Myosotis sylvatica, Orchis mascula, Paradisea liliastrum, Phyteuma orbiculare, Phyteuma ovatum, Pimpinella major, Poa trivialis, Poa pratensis, Rhinanthus alectorolophus, Rhinanthus freynii, Sanguisorba officinalis (VU), Scorzonera rosea (NT), Silene dioica, Silene vulgaris subsp. vulgaris, Taraxacum officinale agg. (degradazione se eccessivo), Thalictrum simplex (NT), Traunsteinera globosa, Trifolium pratense, Trifolium repens, Trollius europaeus, Vicia sepium, Viola tricolor.

Distribuzione in provincia

L’habitat è diffuso ovunque, ma in un limitato numero di SIC, ed è, inoltre, in chiaro regresso.

Dinamismo naturale

I triseteti rappresentano un’espressione paesaggisticamente stupenda ma di evidente origine secondaria. In assenza di falciature regolari, o turni di pascolamento, l’ingresso di specie arbustive ed arboree sarebbe inevitabile. Prima dell’affermazione delle specie climatogene (faggio in ambienti oceanici, abete rosso in quelli continentali) si formano spesso stadi a nocciolo e pioppo tremulo.

Note ed osservazioni

Considerando l’elevato valore paesaggistico di questo habitat, una seria politica di incentivi allo sfalcio appare una delle poche possibilità per evitare l’ulteriore erosione di questo habitat, già oggi in regresso e spesso presente in aspetti degradati e scarsamente tipici.

Vulnerabilità e indicazioni gestionali

I triseteti rappresentano il risultato di un delicato equilibrio derivante da forme di utilizzo tradizionale dei suoli montani. Essi sono diffusi nella fascia montana, talvolta in radure della foresta, e sono localizzati  in prossimità di casère, maggenghi e piccole malghe, strutture che hanno svolto un ruolo importante nell’apprezzamento della vocazione turistica del Trentino. Le mutate condizioni socioeconomiche rendono sempre meno competitiva la tradizionale fienagione dei prati montani. Le utilizzazioni più intensive procurano degrado, banalizzazione del corteggio floristico e aumento di specie nitrofile. L’abbandono dello sfalcio innesca processi evolutivi che indirizzano, senza indugio, verso il bosco. Una gestione irregolare, con falciature alternate a pascolamento e/o a fasi di abbandono, produce stadi la cui composizione floristica è variabile e che risultano spesso  difficili da interpretare e classificare.

 
Habitat codice:
  • 6520