Aree protette

Logo stampa
 
Aree protette - foglie
 

Notizie

13. Masi Carretta

Veduta Masi Carretta
  • Tipologia: torbiera
  • Nome locale: Pezzabosco
  • Nome topografico: Masi Carretta
  • Comune: Pieve Tesino
  • Comprensorio: C.3 - Bassa Valsugana
  • Quota media: m 1305
  • Superficie: ha 3 circa
  • Principali motivi di interesse naturalistico: rare specie e associazioni vegetali delle torbiere; sito riproduttivo per Anfibi.
  • Delibera istitutiva

Le due torbiere che costituiscono il Biotopo "Masi Carretta" hanno avuto origine per colmamento di due bacini attigui, a loro volta originatisi nelle depressioni di un deposito morenico abbandonato in seguito al ritiro dei ghiacciai, avvenuto all’incirca 15.000 anni or sono. Dei due bacini, il maggiore conserva ancora nella sua zona centrale un piccolo specchio d'acqua residuo, quale evidente indizio della sua origine.

 
Veduta Masi Carretta 2

Aspetti naturalistici

Le due torbiere che costituiscono il Biotopo "Masi Carretta" hanno avuto origine per colmamento di due bacini attigui, a loro volta originatisi nelle depressioni di un deposito morenico abbandonato in seguito al ritiro dei ghiacciai, avvenuto all’incirca 15.000 anni or sono. Dei due bacini, il maggiore conserva ancora nella sua zona centrale un piccolo specchio d'acqua residuo, quale evidente indizio della sua origine.
L'importanza del Biotopo è soprattutto vegetazionale: vi si rinvengono infatti sia specie che comunità vegetali rarissime, che gli conferiscono la valenza di autentico "unicum" naturalistico. Tra le due torbiere, benché molto vicine, esiste una grande diversità sotto il profilo della vegetazione.

La torbiera più preziosa è forse la maggiore, dove domina la rarissima associazione vegetale Sphagnetum magellanici, caratterizzata da un tappeto di sfagni (particolari muschi di palude) continuo e solo lievemente ondulato. Ospita a sua volta specie rare, due delle quali in particolare vanno segnalate in quanto si tratta di entità circumboreali, da noi sopravvissute in pochissime località di limitate estensioni. Si tratta di Lepidotis inundata (un licopodio) e del giuncastrello delle torbiere (Scheuchzeria palustris): entrambe possono essere definite "relitti" di una passata flora (tipica di climi più freddi) oggi relegata solo a latitudini molto maggiori oppure, appunto, "rifugiata" nelle torbiere grazie alle particolarissime condizioni microclimatiche presenti in questi ecosistemi.

La conca più piccola è invece più "asciutta", non presentando specchi d'acqua liberi ed essendovi al suo centro una vegetazione a grandi carici (Carex, varie specie) ben diversa dallo sfagneto visto prima. L'elemento raro di questa seconda conca si trova al margine esterno del magnocariceto (sinonimo della vegetazione a grandi carici), ed è un'associazione igrofila che va sotto il nome di Valeriano-Filipenduletum. Viene segnalata solo per poche altre stazioni nell'Appennino centrale. Tutt'intorno alla torbiera si estende un bosco torboso di abeti rossi (Picea excelsa), di notevole interesse perché caratterizzato anch'esso dalla presenza di un’abbondante copertura di sfagni sul terreno.

A ragione, dunque, si può affermare che siamo di fronte ad un Biotopo che, nonostante la piccola estensione, presenta un elevatissimo grado di diversità ambientale, cioè una grande ricchezza di microsituazioni ecologiche differenti che ospitano un patrimonio biologico altrettanto variegato e prezioso.

Anche tra la fauna si rinvengono elementi di particolare interesse. Tre specie di Anfibi si riproducono nelle raccolte d’acqua: il tritone alpestre (Triturus alpestris), il rospo comune (Bufo bufo) e la rana di montagna (Rana temporaria). E’ comune la lucertola vivipara (Zootoca vivipara), che di solito vive nelle zone di alta e media montagna. Nei fitti e tranquilli boschi che circondano le zone umide, oltre a parecchie cince (Parus, varie specie) e altri Passeriformi, nidificano la rara civetta nana (Glaucidium passerinum), il francolino di monte (Bonasia bonasa) e il picchio nero (Dryocopus martius); tra gli uccelli da preda diurni anche lo sparviere (Accipiter nisus) e il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus).

 

Stutture per la visita

  • nessuna struttura: biotopo eccessivamente vulnerabile
 

Studi

  • progetto di definizione naturalistica e catastale;
  • studio faunistico;
  • monitoraggio periodico avifauna